martedì 11 dicembre 2012

From the FCE an invitation to CBI experiences in USA

“The gem of community is so exquisitely beautiful it may seem unreal to you, like a dream you once had when you were a child, sobeautiful it may seem unattainable.”  M. Scott Peck

December 7. 2012

Dear Friend of FCE

The above quote from M. Scott Peck is from his landmark book, The Different Drum. It is a book that I began reading some 20 years ago on a beach near the Santa Cruz coast. It led me to the discovery of community building and changed my life in many ways.

For those of you who are seriously (or not so seriously) thinking of attending either of the two upcoming Community building workshops  I am sending a gentle reminder of both events. We in FCE often think of the decision to attend one of these workshops as a kind of “calling” that involves being touched inside in some way to experience community building.

To help you determine if perhaps you are being “called” to attend, or if you are simply considering whether you want to attend, I am enclosing some quotes from M. Scott Peck’s book, The Different Drum, the book upon which this work is based and which best describes the community building process.

On The Need For Community
“We can never be completely whole in and of ourselves….The reality is that we are inevitably social creatures whodesperately need each other not merely for sustenance, not merely for company, but for any meaning to our lives whatsoever.” M. Scott Peck

On Loneliness
“Trapped in our tradition of rugged individualism, we are an extraordinarily lonely people. So lonely in fact, that many cannot even acknowledge their loneliness to themselves, much less to others….we cannot be truly ourselves until we are able to share freely the things we most have in common: our weakness, our incompleteness, our imperfection, our inadequacy, our sins, our lack of wholeness and self sufficiency.”  M. Scott Peck

The two events are the Los Altos CA event (San Francisco Bay Area) being held at the Jesuit Retreat Center high in the hills over Silicon Valley from Fri, Jan 4 to Sunday Jan 6. The website for this event, which has detailed information here: 
communitybuildingworkshops

The workshop will be facilitated by Richard Kleiner and Susan Brown.

The second event occurs at the Loretto Center in Wheaton, IL (Chicago area) on January 19 and 20th.  It is being facilitated by Kathy Filipiak, Anne Noice and Dan Sprehe.  Information for this workshop can be found on the FCE website under upcoming events: at www.fce-community.org. You can also speak directly to the workshop organizer, John Schuller at 630 679- 9764 or his cell phone after 2:30PM at 630 567 4275.

On the Experience of Attaining Community
“Once a group has achieved community, the single most common thing members express is: ‘I feel safe here.’  It is a rare feeling. Almost all of us have spent nearly all of our lives feeling only partially safe, if at all. Seldom if ever have we felt completely free to be ourselves. Seldom, if ever, in any kind of group have we felt wholly accepted and acceptable. “ M. Scott Peck

In Community

Richard Kleiner
Member, FCE Leadership Council
rikleiner@comast.net

“The lack of community is so much the norm in our society, one without experience would be tempted to think, how could we possibly get there from here?  It is possible; we can get there from here.” M. Scott Peck





Sono Giuliana

I tempi sono duri, la vita è dura.
In compenso godetevi questo:
9th. Symphony Coral in the street -El Canto de la Alegría en la calle



PS
"... Pianto da me per certo Tu non avrai ..."
Giacomo Leopardi, Ad Arimane

sabato 8 dicembre 2012

territorio e comunità

Sono martino

vorrei condividere con voi una parte del mio contributo scritto al seminario organizzato dall'AMAP "Agricoltura di Montagna: l'abbandono e il ritorno" che si è tenuta alla Facoltà di Agraria il 30 Novembre scorso.

...

Territorio e Comunità

Con il termine territorio intendiamo una complessa interazione tra ambiente società ecc. , da cui è difficile quanto sterile scindere le diverse componenti specie quando se ne vuole immaginare e progettare la gestione attiva.
Risulta però evidente che in un territorio, in particolare in quello rurale, esistono due principali driving forces: la popolazione e la componente naturale. Questa suddivisione risulta necessaria soprattutto perché queste due forze hanno spesso spinto in differenti direzioni o comunque verso diversi equilibri.
In particolare la componente naturale risulta in alcuni casi completamente subordinata alla prima soprattutto la dove l'uomo, grazie alla sua enorme disponibilità di energia fossile, ha lavorato in sua contrapposizione fin quasi ad annullarla (vedi i deserti artificiali creati dall'agricoltura intensiva).
La questione diventa più complicata se distinguiamo tra popolazione globale e popolazione locale. Per effetto della globalizzazione, infatti la popolazione locale può essere meno determinante di quella globale o in certi casi entrarvi in competizione (popolazione locale Vs popolazione globale) proprio come abbiamo visto per il caso precedente (natura Vs popolazione).
Si potrebbe osservare che la popolazione locale, essendo maggiormente legata (in alcuni casi intimamente) al sistema territoriale di riferimento, ne percepisce direttamente e maggiormente i condizionamenti i limiti ma anche la necessità di conservarne ed accrescerne risorse ed opportunità.
Se un tempo il meccanismo sopra descritto era sufficiente a garantire una gestione duratura (quantomeno a medio termine) del territorio, oggi è necessaria una maggiore consapevolezza per non incorrere in situazioni difficilmente reversibili se non disastrose.
Questa consapevolezza consiste da un lato nella conoscenza degli effetti dell'azione umana sul territorio a breve, medio e lungo periodo ma anche nella percezione del singolo come parte di una comunità che abita e vive un determinato territorio e delle responsabilità individuali e collettive che ne conseguono.
Pastorizia agricoltura e selvicoltura devono rispondere all’esigenza espressa e sentita della popolazione locale di manutenzione e miglioramento del territorio (in particolare in termini di equilibrio ecologico) e delle sue capacità di rispondere ai bisogni reali della comunità.
Se la comunità riconosce tale necessità si chiederà come sia possibile farlo al minor costo (economico ma più in generale energetico) possibile e in maniera duratura.
Se esistono i presupposti sopra citati è quindi necessario ricercare illustrare e dimostrare la funzionalità e l’economicità di una tecnica, una coltura ecc. piuttosto che di un altra, compito affidato ai tecnici e alle istituzioni di ricerca e formazione ,ma anche all'esperienza e all'osservazione quotidiana degli operatori.

Prendiamo il caso della pastorizia in zone montante e collinari.
Sarà senz'altro necessario dimostrare come del pascolo possa svolgere in maniera efficace la funzione di controllo della componente vegetale e della fertilità dei suoli e la sua maggiore efficienza rispetto ad altri metodi quali quelli che si avvalgono per esempio di mezzi meccanici.
Questo è un passo importante ma non sufficiente. Un elemento imprescindibile è infatti la consapevolezza da parte della comunità che non solo il pastore non può pagare per gestire e migliorare la terra ma se mai è la comunità a dover sostenere il pastore, chiaramente non a fondo perduto ma tramite il consumo dei suoi prodotti al giusto prezzo (ossia quello che li permette di svolgere in condizioni umane il ruolo che la comunità gli riconosce).
Se esiste come probabile una grande frammentazione fondiaria è fondamentale che l’amministrazione locale si muova in maniera tale da permettere forme di gestione associata facendo essa stessa da garante e promuovendo la pianificazione e il monitoraggio di tale attività.
Questi sono i presupposti per un economia di scambio reale dove però sono ben chiare e definite le parti e dove il pastore entra a pieno titolo e con un ruolo di rilievo all’interno di una comunità.

A conclusione di queste considerazioni la domanda è: esistono ancora comunità o è possibile facilitare la creazione di uno spirito/coscienza comunitaria la dove non c’è?

...

forse l'agricoltura civica potrebbe essere una delle risposte a questa domanda

Insieme di Antonio Galdo

Ecco che per "merito" della crisi il tema della comunità è sempre più trattato.
"Insieme" ciclo di puntate della trasmissione Passioni di radio 3 


domenica 2 dicembre 2012

Alcuni suggerimenti per una comunicazione autentica




1- E' IMPORTANTE IMPARARE A PARLARE IN PRIMA PERSONA. SONO SCORAGGIATE LE AFFERMAZIONI CONTENENTI IL "TU" (TU SEI COSI'...ECC.).

2- SVILUPPA LA PRATICA DEL PARLARE QUANDO "MOSSI A PARLARE", CERCANDO DI CAPIRE COSA QUESTO SIGNIFICA, COSA COMPORTA.

3- E' INCORAGGIATA L'ESPRESSIONE DI SENTIMENTI ED EMOZIONI, NON SOLTANTO DI IDEE. GENERALIZZAZIONI O LUNGHE DISSERTAZIONI FILOSOFICHE NON AIUTANO LA CONDIVISIONE.

4- DAI VOCE AL DISAGIO QUANDO C'E'. ANCHE LA RABBIA PUO' ESSERE ESPRESSA IN MANIERA APPROPRIATA (CIOE' SENZA FERIRE O ABUSARE DELL'ALTRO).

5- NON DOMINARE LA CONVERSAZIONE. SII CONSAPEVOLE DEL TEMPO CHE UTILIZZI NEL GRUPPO (TANTO, POCO)

6- RICORDATI DEL SILENZIO. E' POSSIBILE RICHIEDERE UN PERIODO DI SILENZIO QUANDO LO SENTI NECESSARIO. IL SILENZIO PUO' PORTARE AL CAMBIAMENTO IN UN GRUPPO.

7- LASCIA CHE GLI ALTRI SI CURINO A LORO MODO LE PROPRIE FERITE. NON DARE CONSIGLI O TENTARE DI AGGIUSTARE/RISOLVERE I PROBLEMI DEGLI ALTRI. PUOI CURARE TE STESSO E RISOLVERE I TUOI.

8- PRENDITI CURA DEGLI ALTRI ATTRAVERSO IL RISPETTO. RISPETTA CIASCUNO COME ESSERE UMANO. TRATTA GLI ALTRI COME VORRESTI ESSERE TRATTATO.

9- LA RISERVATEZZA DI CIO' CHE VIENE DETTO NEL GRUPPO E' INDISPENSABILE PER LO SVILUPPO DELLA FIDUCIA E DEL RISPETTO.

10- ACCETTA PIENAMENTE LA RESPONSABILITA' DI "FARE LA TUA PARTE" NEL GRUPPO.



sabato 24 novembre 2012

Relazione di Giuliana Petrini, presidente dell'Associazione CBI


Relazione di Giuliana Petrini, presidente dell'Associazione CBI
Informo tutti i soci e tutte le persone che conoscono l'Associazione Community Building  che il 17 novembre 2012 il Consiglio ha deciso di sciogliere l'associazione. 
Constatati i forti disagi  manifestati all'interno del gruppo soprattutto dai soci più anziani e riconoscendo un processo bloccato da troppo tempo nella fase del caos, abbiamo cercato,  attraverso la pratica del cb e l'uso del consenso, la migliore soluzione al problema.


Prendendo atto che questa organizzazione è impedita nel proseguire gli scopi e i valori del community building previsti nello statuto
praticare e divulgare quei principi secondo cui un gruppo di due o più persone impara a trascendere le differenze individuali sviluppando una comunicazione autentica tale da agevolare il compito di affrontare insieme un comune obiettivo

 e  considerando che non è attualmente vissuta da tutti come luogo sicuro, ci siamo trovati difronte  al compito doloroso ma indispensabile di deciderne lo scioglimento. Come sostiene Peck spesso un gruppo fa di tutto per evitare il compito, ma è anche importante sapersi arrendere.
Mi preme sottolineare che lo scioglimento dell'associazione non ha niente a che vedere con la fine del community building ma semplicemente restituisce ai suoi membri la libertà di scegliere in piena autonomia cosa, come e con chi eventualmente proseguire la propria esperienza. Sicuramente facciamo tutti parte di una Comunità  molto più grande in grado di contenerci e di rassicurare le nostre incertezze.
Ritengo che una associazione - e in particolare questa associazione - sia una struttura che ha come scopo quello di funzionare a favore e con la convinzione di tutti i suoi soci. Se  questo non avviene, cade automaticamente il senso della sua esistenza non potendo essere quello di un esempio di comunità.
Poichè sono profondamente convinta della preziosità dei suoi contenuti, vorrei mantenere viva comunque l'opportunità di stimolare esperienze utili all'apprendimento dei suoi principi ed invito tutti quelli che ne hanno motivazione a dar vita a gruppi di community building, liberi da qualsiasi vincolo associativo con forme ed opportunità che si valuteranno insieme, nel rispetto e con il sostegno della competenza e dell'esperienza di chi le metterà a disposizione.
 In fede
il presidente dimissionario
giuliana petrini

martedì 20 novembre 2012

una piccolissima comunità

Sono Martino

e volevo raccontarvi una cosa per me molto importante

Domenica sera per la prima volta io e Giulia abbiamo fatto un cerchio insieme. Voglio dire solo io e lei, perché in effetti una volta abbiamo partecipato insieme ad un cerchio molto più numeroso con Sandra come facilitatrice. Io dopo quel cerchio ho partecipato ad un certo numero di cerchi (5 credo) anche questi non molto grandi ma comunque con non meno di 5 persone.
Quello di domenica era quindi un cerchio minimalista in quanto a partecipanti ma  molto affiatato.
E' stato molto bello creare il centro del  cerchio con alcuni oggetti a cui tenevamo molto entrambi (tra cui i semi dell'orto:-) e quello che serviva per trovarci a nostro agio come ad esempio dell'acqua da bere. Un po' come quando bisogna fare lo zaino per una passeggiata in montagna (eccola qua, sempre presente la metafora della scalata!).
Prima di iniziare abbiamo letto i suggerimenti per una comunicazione autentica che chi partecipa ad un cerchio è invitato a seguire.
Qui  vorrei fare un piccolo inciso. Si potrebbero chiamare regole, non mi darebbe alcun fastidio definirle così, ma sentirli come suggerimenti è più nelle mie corde come ad esempio mi piace pensare che il facilitatore accompagna il gruppo piuttosto che guidarlo.
Sono seguiti molti silenzi e chiaramente parole e pensieri che non vi riporterò. Uno dei suggerimenti è infatti quello di non riportare al di fuori del cerchio ciò che vi viene detto poiché spesso si tratta di questioni molto intime e personali. Una cosa però voglio dirvela perché mi sembra davvero molto bella e universale.
Pensando a come chiudere il cerchio ho condiviso con giulia l'idea che mi affascina molto ossia che il cerchio, ma in particolare lo spirito comunitario che può scaturire dal suo esercizio, può essere pensato come un luogo dove sentirsi al sicuro, dove siamo liberi di essere noi stessi. Per me questo era un pensiero molto bello ma la conclusione di Giulia lo era ancora di più ed è stata quello di ringraziarmi per aver proposto di fare il cerchio insieme quella sera nonostante lei fosse inizialmente un po' titubante, il che chiaramente mi ha ricordato di quanto fossi grato a Giulia per aver voluto partecipare e per aver avuto fiducia in me. La gratitudine è il sentimento più bello che si possa provare ed era il miglior modo di chiudere questo primo cerchio della nostra piccolissima comunità!