lunedì 22 febbraio 2016

seminario intensivo community building 18-20 marzo 2016

Costruzione della comunità


Seminario  di Community Building


  Tonengo (AT) 18-19-20 marzo 2016




Un’esperienza basata sul lavoro di Scott Peck

  autore di “The different Drum” 



Il seminario di Community Building propone un’esperienza intensiva di gruppo in cui i partecipanti sperimentano la “costruzione della comunità”.

Secondo questo modello si definisce comunità qualsiasi gruppo di due o più persone che imparando ad accettare, trascendere e infine onorare le differenze individuali di età, sesso, razza o religione, diventa in grado di comunicare apertamente ed efficacemente e di lavorare insieme alla realizzazione di un comune obiettivo.

Il community building non è un apprendimento di tecniche bensì l’espressione di alcuni principi che sono di vitale importanza nella formazione della comunità. Vivere questi principi come disciplina ci consente di fare esperienza della comunità personalmente, nelle nostre famiglie, nelle organizzazioni e, per estensione, nella comunità globale per:

comunicare autenticamente
avere la capacità di trattare argomenti difficili
Accogliere e affermare le differenze
Relazionare con rispetto ed empatia
Riconoscere l’umana fragilità
Prendersi la responsabilità delle proprie azioni e riparare quando  possibile (make amend)
Praticare il perdono verso se stessi e gli altri

Non occorrono requisiti particolari per partecipare; l’attività è costituita da una costante interazione di gruppo prevalentemente verbale e statica nella forma dell’essere seduti in cerchio.
L’esperienza può essere molto intensa e/o faticosa e necessita pertanto di una forte spinta motivazionale. Il Community Building non è una pratica di psicoterapia, né un gruppo di ascolto/aiuto psicologico comunemente inteso, tuttavia crescita personale, catarsi, auto-scoperta e apertura spirituale possono costituire “i doni della comunità”.




Costi:

Il contributo  richiesto per la condivisione dei costi è di 120 euro ma sono previste riduzioni fino al 50% per giovani, disoccupati, coppie, e per chi ha già partecipato almeno a un seminario.

Il contributo comprende la tessera annuale all'associazione Community Building Italia (10 euro) e un sostegno all'associazione Cornalin (Coltivare risorse Naturali Lavorando Insieme) che fornirà locali e alloggio ai partecipanti al seminario.
La cena di venerdì e il pranzi di sabato e domenica sono in condivisione.
Ognuno può portare qualcosa di pronto da casa o servirsi nei due negozi del paese aperti anche la domenica.

Orari del seminario:
ven. 18:00-22:00, sabato 9:30-19:00,domenica 9:30-17:30 (con pause, pranzi e merende)
Sono disponibili posti letto per chi arriva da lontano, in località Piazzo.


Iscrizioni entro il 13 marzo







martedì 9 febbraio 2016

Sullo Svuotamento...

"Nelle due fasi precedenti, cioè durante la pseudocomunità e il caos, in un certo senso ho avuto la possibilità di vedermi all’opera, di vedere come funziono e cosa si produce in me in questo particolare contesto relazionale. Se sono stata abbastanza attenta, posso cominciare a capire quali sono i miei ostacoli, o forse per primo riuscirò a vedere qual è il mio principale ostacolo nella relazione con l’altro. E’ una scoperta di primaria importanza. Ma di per sé non è sufficiente a cambiare la situazione e a procedere nella mia interazione con il gruppo. Per fare veramente la differenza occorre che io mi liberi di quell’ostacolo, lo lasci andare davvero, non soltanto a parole. Devo svuotarmi.
Per fare un esempio concreto, se ho visto che il mio ostacolo è il bisogno di controllo, per liberare la strada dovrò lasciarlo andare tutte le volte che si presenta. Svuotarmi continuamente del mio bisogno di controllare l’altro, perché ho capito che ciò mi impedisce di incontrarlo veramente.”

Sandra Parolin, Il cerchio della fiducia, p.69
(il libro è reperibile presso le librerie universitarie oppure su quelle on line e sul sito:
 www.Aracne editrice.it 

Per chiunque sia arrivato a leggere fin qui...con l'interesse allo Svuotamento e alla costruzione di comunità: se vuoi fare due parole sull'argomento ci possiamo vedere via skype - per un incontro libero e gratuito - scrivendo a sanparol@alice.it

mercoledì 3 febbraio 2016

L’alba delle cose


Si accorse che il destino ancora una volta li aveva portati là, riconobbe il luogo e vide la porta d'oro illuminata dal sole.
Preso dall’entusiasmo provò a spingere, anche se sapeva bene quanto fosse inutile; cercò allora la chiave e la vide, ma non poteva alzarla da solo e nemmeno girarla nella toppa i giri necessari: tre volte a destra e poi avanti, e poi due a sinistra.
Cercò dunque aiuto, ma era come se il vento portasse via le parole, non riusciva a comunicare coi compagni: "ecco... siamo arrivati”, provò a dire, ma vide che tutti erano girati da un' altra parte e la sua voce era flebile. Riprovò di nuovo “siamo arrivati, l’abbiamo trovata, è la porta d’oro, ne avevamo parlato, vi ricordate?”
Era come se parlasse al vento, come se le parole svanissero nell’aria prima di raggiungere le orecchie.
Sapeva bene che tutto, tutto era là, dietro quella porta; tutti i sogni, tutte le speranze, tutte le risposte. Dietro quella porta c'era tutto ciò che gli uomini stanno cercando da sempre; il senso e l’origine della vita. Sapeva che gli uomini erano stati generati in quel luogo, venivano da là e là sarebbero ritornati, e questo era sicuro come una freccia che lanciata verso l'alto sicuramente ricadrà sulla terra. Improvvisamente sentì un dolore profondo; il cuore, che prima stava palpitando di gioia divenne pesante e affannoso, ebbe paura, sentì che la paura aveva il potere di portarlo via.
La paura generò un senso di colpa potentissimo: "è colpa tua, hai sbagliato" gli urlava feroce nelle orecchie, ma conosceva bene quella voce, e sapeva che questa volta non l’avrebbe ascoltata.
Cercò il respiro e si rifugiò in esso, come un bambino che si aggrappa al seno della madre. Vide che era solo, gli altri si stavano già allontanando, tornavano a valle. Era stata una splendida giornata, erano felici e tornavano con gioia alle loro cose; alla famiglia, al lavoro, alle loro occupazioni quotidiane.
La paura divenne fortissima, l'avvolse un senso profondo di solitudine; guardò verso il bosco, era autunno, le foglie cadevano dagli alberi girando allegramente su se stesse, come coriandoli. Il sole scendeva lentamente colorando le nuvole e il cielo, alcuni raggi limpidi sprigionavano una luce potentissima. La porta d'oro risplendeva, luminosa come uno specchio.

Immaginò, aveva molta fantasia, che una fata fosse uscita dal bosco e fosse venuta in suo soccorso; il cuore ritornò leggero e un sorriso lieve rigenerò le labbra. Salì su una roccia e si sporse, i compagni erano ormai lontani, pensò di chiamarli, ma quante possibilità aveva che lo sentissero? Se non lo avevano sentito quando erano vicini, come potevano sentirlo ora che si erano allontanati?
Molti dubbi apparvero nella sua mente. Era veramente quella la porta d’oro? Era lui in grado di presentare delle prove certe? E se non fosse altro che una fantasia? Una sua fantasia? Poteva rischiare di farli tornare indietro per nulla? Era come se la porta d’oro non fosse altro che un sogno, un’illusione.
Si avvicinò allora alla porta d’oro e provò a toccarla, ne sentì la consistenza, la superficie liscia perfettamente levigata, cercò un indizio, un segno, ma non trovò nulla.
Percepiva un ricordo vago, lontano. Sapeva di essere già stato in quel luogo, ma non aveva alcuna prova concreta; qualcosa che provasse l’esistenza di quel mondo, una prova certa.
Nulla, non trovò nulla. Il sole era ormai tramontato e anche la porta d’oro smise di brillare, non la vedeva più.
Si avviò allora verso valle, in cielo apparve la prima stella. Si era fatto tardi, allungò il passo e raggiunse i suoi compagni. “Dove sei stato?” gli chiesero. “ Oh, nulla, mi sono fermato a guardare il tramonto, è molto bello, a un certo punto ho avuto la sensazione... “ Stava per parlare della porta d’oro, ma poi si tacque, pensò che era una cosa troppo grande, si vergognò di credere a una simile leggenda. Se poi avesse detto “ma io l’ho vista, l’ho toccata”, sicuramente l’avrebbero deriso. Così, non disse nulla, e cercò di dimenticare, di convincersi che era stato davvero un sogno, uno scherzo della mente, una illusione. Ma per quanto si sforzasse, non riusciva a dimenticare, c’era in fondo al suo cuore una nostalgia, un profumo intenso, infinito.

 Valdo Immovilli